Progetto Educativo di Gruppo (P.E.G.)

Progetto Educativo 2015 – 2018 

“Si parte! Ma verso dove? Si parte, ma perché? Dalle risposte a queste domande dipende il tuo essere navigatore o naufrago. La differenza tra i due non sta nell’avere una barca invece di una zattera, ma nell’avere o meno una direzione, nel sapere dove si sta andando”

…levate l’ancora dritta avanti tutta questa è la rotta, questa è la direzione, questa è la decisione…

[la linea d’ombra – Lorenzo Jovanotti Cherubini]

I CARE… ancora molto!

“Noi dunque si fa così: per prima cosa ognuno tiene in tasca un notes. Ogni volta che gli viene un’idea ne prende appunto. Ogni idea su un foglietto separato e scritto da una parte sola. Un giorno si mettono insieme tutti i foglietti su un grande tavolo. Si passano uno a uno per scartare i doppioni. Poi si riuniscono i foglietti imparentati in grandi monti e son capitoli. Ogni capitolo si divide in monticini e son paragrafi. Ora si prova a dare un nome ad ogni paragrafo. Se non si riesce vuol dire che non contiene nulla o che contiene troppe cose. Qualche paragrafo sparisce, qualcuno diventa due. Coi nomi dei paragrafi si discute l’ordine logico finché nasce uno schema. Con lo schema si riordinano i monticini. Si prende il primo, si stendono sul tavolo i foglietti e se ne trova l’ordine. Ora si butta giù il testo come viene viene. Si ciclostila per averlo davanti tutti eguale. Poi forbici, colla e matite colorate. Si butta tutto all’aria. Si aggiungono foglietti nuovi. Si ciclostila un’altra volta. Comincia la gara a chi scopre parole da legare, aggettivi di troppo, ripetizioni, bugie, parole difficili, frasi troppo lunghe, due concetti in una frase sola. Si chiama un estraneo dopo l’altro. Si bada che non siano stati troppo a scuola. Gli si fa leggere a alta voce. Si guarda se hanno inteso quello che volevamo dire. Si accettano i loro consigli purché siano per la chiarezza. Si rifiutano i consigli di prudenza”.

[Scuola di Barbiana Lettera a una professoressa – pag.126 – Libera editrice fiorentina, 1967]

Questa tecnica, definita tecnica della scrittura collettiva, è quella con la quale don Milani e i ragazzi della scuola di Barbiana scrissero Lettera a una professoressa, ed è quella utilizzata in alcune fasi della stesura del nostro progetto educativo.

 

Dovevo ben insegnare come il cittadino reagisce all’ingiustizia. Come ha libertà di parola e di stampa. Come il cristiano reagisce anche al sacerdote e perfino al vescovo che erra. Come ognuno deve sentirsi responsabile di tutto. Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande “I care”.

E’ il motto intraducibile dei giovani americani migliori. “Me ne importa, mi sta a cuore”. E’ il contrario esatto del motto fascista “Me ne frego”.

[Lettera ai giudici- Barbiana-18 Ottobre 1965]

 

E’ questo motto che noi Educatori dovremmo tenere sempre davanti agli occhi e che ci dovrebbe spronare ogni giorno a dare del nostro meglio per accompagnare nella crescita i ragazzi che ci sono affidati.

I nostri obiettivi…

IL RAGAZZO

  • LAVORARE SU RELAZIONI SOLIDE, SINCERE E PROFONDE: INCONTRO, CONDIVISIONE E CONVIVENZA.

Cosa si intende per relazioni: capo-ragazzo, tra ragazzi, tra maschi e femmine e stesso sesso.

  • EDUCARE A ESSERE CONSAPEVOLI DELLE PROPRIE POTENZIALITÀ E LIMITI

attraverso solidi percorsi di progettualità, stimolandone la creatività e il senso pratico.

IL CITTADINO

  • EDUCARE AL SENSO DI RESPONSABILITÀ ALL’INTERNO DELLE COMUNITÀ A CUI APPARTENGONO, A PARTIRE DALLA FAMIGLIA (DIRITTI & DOVERI)

Cittadinanza attiva: nel rispetto del prossimo, sporcandosi le mani, scoprendo/vivendo anche il mondo del lavoro come occasione di crescita [dalla Carta del Coraggio R/S] 

  • EDUCARE I RAGAZZI ATTRAVERSO I NUOVI SPAZI E LE POTENZIALITÀ DELLA NUOVA SEDE, AL VALORE DEL BENE COMUNE E ALL’INCONTRO CON L’ALTRO.

Sede come luogo d’incontro per relazionarsi con gli abitanti del quartiere e trarre occasioni di confronto, come punto di riferimento, centro e magazzino per progetti di gruppo, (Cambuse Critiche, raccolta olî…), come se fosse la nostra casa.

  • PUNTARE A FARE IN MODO CHE I RAGAZZI SI SENTANO PARTE DI UN TERRITORIO (identità) E PARTE ATTIVA DEL MONDO CHE LI CIRCONDA! (conoscenza)
  • EDUCARE AL RISPETTO DELLE REGOLE
  • FARE RETE CON LE REALTÀ LOCALI per essere da supporto e per trarre ricchezza e spunti dal loro lavoro, ma che siano in linea con lo stile scout.

IL PELLEGRINO

  • EDUCARE AL CONFRONTO CON GLI ALTRI ATTRAVERSO UNA SANA COMPETIZIONE E IMPARANDO AD ACCETTARE LE CRITICHE CHE CI VENGONO MOSSE.
  • EDUCARE ALLA GESTIONE DELLE CONFLITTUALITÀ

(rapporti interpersonali / piccolo-grande gruppo)

  • VIVERE CON UN’ATTITUDINE POSITIVA E FIDUCIOSA VERSO IL FUTURO E GLI ALTRI.

IL CRISTIANO

  • CATECHESI NARRATIVA COME STRUMENTO PER ACCRESCERE E APPROFONDIRE LA FEDE

Atti convegno fede, Sentiero Fede, “Bevete la bell’aria di Dio” di B.-P., Magistero della Chiesa (Concilio, Encicliche), Testimoni forti e di riferimento.

  • RECUPERARE L’UNITARIETÀ DELLA PROPOSTA RIMANENDO NELLO STILE SCOUT, RISCOPRENDO UNA DIMENSIONE INTIMA, PROFONDA E PERSONALE.
  • APPROFONDIRE IL SENSO DELL’ESSERE COMUNITÀ CRISTIANA SIA ALL’INTERNO DEL GRUPPO, SIA ALL’INTERNO DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE.

Partire dalle piccole cose: occasioni di incontro e scambio da ricercare e promuovere non perché “dobbiamo farle” dato un certo periodo liturgico o una certa tradizione paesana, ma perché utili alla costruzione della personalità dei ragazzi.

GLOSSARIO
…per riflettere un po’…

IL RAGAZZO
SPEC UNIFORME

Dall’arabo: raqqas portalettere.

Parola comune e semplice, che nella sua etimologia trova però una freschezza ancora superiore, rispetto al suo significato assoluto.

L’umile lavoro dell’antico portalettere, del messaggero, per cui è necessario correre molto e di buona lena, con entusiasmo e senza esser poi strapagati, pare la cifra e il paradigma del ragazzo, del lavoro del giovinetto – di grande grazia, sebbene oggi paia un poco avvilente.

IL CITTADINO
mondo_mani

Il buon cittadino è colui che:

  1. fa l’utile della città;
  2. contribuisce al valore etico della città e non solo alla materialità.

IL PELLEGRINO

HPIM0387.JPG

Straniero; errante; che compie un viaggio in luoghi sacri.
Dal latino:peregrinus, straniero. Composto da per [al di là] e ager [campo].

Da oltre i campi, fuori dalle mura della città arriva qualcuno: un pellegrino. Uno straniero, presumibilmente un viaggiatore umile.

Forse viaggia per giungere a qualche meta santa, forse viaggia per cercar fortuna, forse viaggia fuori per arrivare a qualcosa dentro. Ma oggi di pellegrini in cammino non ce ne sono più: così, pellegrino può essere un cuore, o un sogno che non trova asilo.

Diversa la sorte di “peregrino”, parola sorella di pellegrino: infatti lo straniero acquista in lei il significato di raro, strano. Così una domanda frizzante e originale potrà essere peregrina, come un’idea nuova e audace – proprio come il mercante di Bisanzio che arrivi in città su un carro carico di bizzarrìe.

Sono parole preziose, forti dell’enorme dignità radicata nei secoli di queste figure impolverate e misteriose che si avvistano arrivare mentre si lavora nel campo.

Il bastone del pellegrino: è il simbolo della fede e della perseveranza. E’ dotato di un puntale di ferro affinché non si spezzi tra le rocce del peccato e dell’indifferenza.

IL CRISTIANO

pasqua

(…)In tutte quindi le nazioni della terra è radicato un solo popolo di Dio, poiché di mezzo a tutte le stirpi egli prende i cittadini del suo regno non terreno ma celeste. E infatti tutti i fedeli sparsi per il mondo sono in comunione con gli altri nello Spirito Santo, e così « chi sta in Roma sa che gli Indi sono sue membra ». Siccome dunque il regno di Cristo non è di questo mondo (cfr. Gv 18,36), la Chiesa, cioè il popolo di Dio, introducendo questo regno nulla sottrae al bene temporale di qualsiasi popolo, ma al contrario favorisce e accoglie tutte le ricchezze, le risorse e le forme di vita dei popoli in ciò che esse hanno di buono e accogliendole le purifica, le consolida ed eleva. Essa si ricorda infatti di dover far opera di raccolta con quel Re, al quale sono state date in eredità le genti (cfr. Sal 2,8), e nella cui città queste portano i loro doni e offerte (cfr. Sal 71 (72),10; Is 60,4-7). (…) [Dalla Costituzione Dogmatica Lumen Gentium, cap. II, 13]

IL BASTONE SCOUT

PEG bastone

Il bastone scout è un utile complemento dell’equipaggiamento dello Scout.

Personalmente l’ho trovato di inestimabile aiuto attraversando montagne o zone cosparse di macigni, e particolarmente nel lavoro notturno in boschi o macchie. Intagliandovi sopra i vari segni rappresentanti le prove superate e le imprese compiute, il bastone diventa anche, a poco a poco, un documento oltre che un prezioso compagno dello Scout.

Il bastone scout è un bastone robusto, alto pressappoco fino al naso, marcato con decimetri e centimetri per le misurazioni. Il bastone è utile per una quantità di cose: per fare una barella, tenere indietro una folla, saltare un fosso, misurare la profondità di un fiume, per tenersi collegati con il resto della Pattuglia, al buio.

Può servire per aiutare un altro Esploratore a scalare un muro alto se lo tenete orizzontalmente con le mani, in modo da formare uno scalino; quello poi, da sopra, potrà dare una mano a voi. Parecchi bastoni potranno servire per costruire un ponte leggero, una capanna, un’asta per la bandiera.

Ci sono ancora molti altri usi del bastone. In pratica, vi accorgerete presto che se non avete con voi il bastone, ne sentirete sempre il bisogno. Se ne avete la possibilità, tagliatevi da voi il bastone. Ricordatevi, però, di chiedere prima il permesso.

Il bastone scout dalla 3° chiacchierata al fuoco di bivacco di “Scautismo per ragazzi”.

Capacità di rendersi utili e aiutare gli altri, di essere cortesi, (chiedi il permesso) laboriosi ed economi, (imparare cose nuove) sorridendo e cantando anche nelle difficoltà. (vivere di cose essenziali, con gioia)

10 Maggio 2015,
La Comunità Capi del San Giorgio 1